Ho sentito molte volte donne lamentarsi che gli uomini non sono chiari. Non saprei dire se oggi, a livello generale, ciò sia diventato una realtà. Ma posso dire per esperienza personale che, molto molto spesso, parecchie donne, nei fatti, non sono tanto contente di avere a che fare con un uomo che si pone con loro su un piano di chiarezza.
Un po' perché una cosa è la chiarezza ed un'altra il fatto che questa mostri ciò che si vorrebbe vedere (ma la chiarezza si prende a pacchetto, tutto incluso, o prendere o lasciare). E un po' perché la chiarezza richiede che si corrisponda con altrettanta chiarezza, e allora la cosa diventa un po' scomoda. Mi sembra che le donne che lamentano la poca chiarezza da parte degli uomini, se la aspettano da loro, giustamente, come prerogativa maschile. Infatti fa parte della dimensione esterna, 'esplicita', 'assertiva', dell' esprimersi ed affermarsi attivamente nel mondo e verso la donna che spetta all'uomo.
Riguardo a ciò l'aspettativa di queste donne è corretta.
Ma, apparentemente dimenticando in questo caso l'ormai canonico principio della "parità", ad esse non sembra pertanto implicito il fatto che tanta chiarezza sia dovuta anche a loro.
Nei comportamenti reali pare che a loro sia dovuto una sorta di 'statuto speciale' per cui, sì, bé, insomma, diciamo che fa parte del fascino (?) o del carattere femminile (?), forse d'una certa sua maggior propensione alla riservatezza quanto alle proprie cose personali (?), voler indulgere un po' di più nella vaghezza, nel non detto, nel non ben definito.
Ciò fa parte della tendenza femminile attuale, moderna, ma specialmente italiana(*), per cui si vogliono ottenere i vantaggi della modernità, ma senza perdere quelli della tradizione (fingendo che non ne esistano e, all'occorrenza, mettendo in questo caso le cose su un tono più "leggero").
Un altro aspetto di questo stesso atteggiamento è il fatto che, tutt'ora, pur in mezzo alla "parità", stia (non proprio sempre, ma) molto più all'uomo che alla donna farsi avanti per instaurare un iniziale approccio sessuoaffettivo, quel che si dice prendere apertamente l'iniziativa Che l'esporsi, l'essere espliciti e la chiarezza siano caratteristiche della dimensione maschile, mentre sia propria della donna una dimensione che rimane interna, più oscura, più indefinita, più ampia e sfaccettata, o meglio rotonda, come anche più volubile, in cui non si tende a prendere una posizione chiara e netta, son tutte cose naturali.
Ma in un ordine che riconosce la polarità M/F (Maschile/Femminile - vedi anche Sul Maschile e il Femminile in Energia Vitale e vita Relazionale), come avveniva quando valevano i ruoli tradizionali - e non che la annulla in una indefinita, ignorante, "parità" - ogni aspetto ha un corrispettivo che lo controbilancia. Ma non in modo banalmente simmetrico - appunto "paritario" nel senso dell'ignoranza delle peculiarità - bensì funzionalmente riequilibrante il rapporto.
All'essere chiaro ed esplicito, e con ciò pronto a prendere una posizione e delle responsabilità, da parte maschile, la donna, sebbene le fosse riconosciuta una specifica inclinazione a non dichiararsi, a far aspettare, a non necessariamente rispondere in modo puntuale ad ogni domanda su di sé (e perfino ad aspettarsi che alcune proprio non gliene fossero rivolte) ecc., dopo una fase iniziale, diciamo, un po' 'interlocutoria', prendeva una posizione rispetto all'uomo ed un ruolo che erano molto ben definiti. Ed il fatto stesso che li prendesse, nei fatti, nel comportamento, anche eventualmente senza bisogno di tante parole, era qualcosa di molto chiaro in sé stesso sul quale l'uomo poteva contare e che non cambiava tanto facilmente.
Era di fronte a questa chiarezza implicita nei fatti, anche graduale, differita, possibile, non garantita in tempo reale, ma non per questo ambigua(**), che si poneva apertamente la chiarezza da parte dell'uomo. Diciamo che ce n'erano un po' più le condizioni.
Per quanto ho potuto vedere io, oggi davvero a molti, sia uomini che donne, piace tenere posizioni ambigue, non ben definite(***), spesso col piede in due o più scarpe, e, rispetto alle quali, aspettarsi che il sì sia sì e il no sia no suona come una pretesa da barbuti profeti biblici che predicano nel deserto(****).
Di fronte a questa situazione, dire le cose come stanno, ciò che si fa e ciò che si sente così com'è, senza reticenze e senza girarci tanto intorno (sì, ok, anche senza sparar fuori inopportunamente qualsiasi cosa passi per la testa, lo sappiamo), ovviamente richiedendo di conseguenza una corrispondente chiarezza, non è generalmente affatto apprezzato (nei fatti intendo
poi, a parole magari sì, ma quello lascia il tempo che trova).
Io, molte volte, su questa strada mi sono accorto di rendere il rapporto più difficile - il che è normale - ma in un modo che non veniva considerato positivo (non corrispondeva ad una immagine romantica e richiedeva di mostrare e di vedere aspetti di sé e dell'altro con cui non ci si voleva confrontare - e che a volte, perfino, la relazione doveva servire a coprire) e, viceversa, di trovare quasi una ammirazione per la chiarezza ai primi contatti che però ("grazie tante
Stammi bene!") diventava proprio il motivo per evitare di andare avanti.
Sarà mio l'errore e sarà che non capisco le donne? Può darsi benissimo: molte infatti le capisco poco. Ma alcune può darsi che le capisca anche troppo bene nella loro aspettativa che l'uomo continui ancora a mostrarsi - nell'aspetto sottile, e forse un po' ingenuo, della sua naturale attitudine da "gallo" - in modo chiaro ed esplicito, mentre loro, magari, sì, mostrano anche apprezzamento per questo, ma intanto si mantengono in sostanza nell'ombra, dove si rimane sempre ancora un po' da conquistare e da dove si tirano meglio le fila della situazione - senza troppo rischio, domani, di dover corrispondere a qualcosa che non si è detto.
Per cui, siccome mi piace esser chiaro per natura, dirò che è sacrosanto che il rapporto sia equilibrato (nel suo aspetto di 'potere' intendo - che, al di là del romanticismo, ne è una componente ineliminabile).
Ma, dato che esser chiari significa anche esporsi - con ciò che ne deriva -, dico anche che rimpiango un po' il modo tradizionale, dove ad un ruolo corrisponde un altro ruolo che gli è complementare e dove entrambi si permettono reciprocamente di essere ciò che sono in un'armonia funzionale.
E comunque, se questa è la realtà, mi potrei adattare anche al sistema moderno, attuale.
Ma allora, se c'è "parità", che a chiarezza corrisponda chiarezza, a parlare esplicito corrisponda parlare esplicito, che, tanto mi espongo io, così ti esponi tu, sia nei modi che nei tempi
e se poi, in questo modo, non ci dovesse piacere più tanto
bé
non è colpa mia.
NOTE:
(*) Le nordeuropee sono già più sbilanciate verso la modernità, ma generalmente, almeno, sono più coerenti: certi privilegi non se li aspettano più - o non altrettanto di come avviene in Italia.
(**) Il forse era già un sì, ma il no era molto probabilmente un no, e il sì era definitivo; oggi il forse è costante, il no può benissimo essere un sì, ed il sì di per sé non significa molto.
(***) Non che non sappia anch'io che nelle relazioni sessuo-affettive le cose sono spesso poco definite all'interno di noi stessi che le viviamo, per quanta buona volontà possiamo avere.
Ma questo non impedisce, a mio avviso, di essere chiari, se si vuole, quanto al proprio atteggiamento, anche dicendo di non sapere, ciò che non si sa, ed eventualmente aggiornando, quando necessario, davanti all'altra persona, la posizione che si sente di avere verso di lei.
Che una 'posizione' dichiarata nel sentimento e nella forma di rapporto sia comunque una cosa un po' diversa da ciò che si sente in realtà di momento in momento è un dato di fatto che bisogna riconoscere, ma nondimeno, pur sempre provvisoria che sia, una posizione bisogna saperla prendere - e se deve essere una non-posizione, che lo sia esplicitamente.
D'altra parte a nessuno si può fare una colpa dei suoi sentimenti: i sentimenti vanno dove vogliono, non li comandiamo noi, e così l'attrazione.
Ma di fingere, di non dire le cose come stanno, di essere scorretti e insinceri, sì che si può fare una colpa.
Non nego che tutto ciò sia difficile e complicato, ma anche gestire tutte le sofferenze che nascono dalla non chiarezza (non sincerità) lo è, e molto - e in più questo modo aiuta anche a conoscere meglio sé stessi e l'altro ovvero fa del rapporto un'occasione di crescita personale per entrambi (che poi è ciò che rimane di positivo quando la storia finisce - come pure rimane il contrario in caso contrario).
(****) Anche qui, credo che sia più che legittimo cambiare idea e sentimento e passare dal sì al no, ma bisogna essser chiari e questo significa pure concludere una cosa prima di cominciarne un'altra.