Pensando alle età (magica-agraria, industriale, informatica
) secondo Ken Wilber con le loro corrispondenti visioni del mondo e concezioni del divino o della Realtà Ultima, credo che l'età attuale non sia un'altra di queste con la sua corrispondente visione. In tutte le precedenti la visione di Dio o chi per lui serviva, almeno anche, come ipostatizzazione dell'essenza ideale dell'insieme sociale stesso, del suo sentirsi come corpo unico riunito idealmente intorno a certi valori e riunito di fatto intorno a vincoli solidali e gerarchici necessari ad una forma di economia e di società corrispondente ad una data situazione storico-ambientale-tecnologica.
Oggi vieppiù questo viene a mancare: è difficile definire una visione del mondo o di qualcosa di corrispondente al divino propria della società attuale perché è difficile trovare la società attuale nel senso delle modalità precedenti. Non c'è oggi una società attuale rispetto alla quale la generalità delle persone si sente veramente di far corpo unico. Non c'è una base necessaria, radicata materialmente ad economicamente che dia una società strutturalmente organica rispetto alla quale ci sentiamo parte e nella cui essenza (e nella cui ipostatizzazione) ci possiamo realmente, spontaneamente riconoscere.
Ciò che ci viene presentato al posto di ciò non ne è che un surrogato che cerca di riciclare quelli che fino ad un po' di tempo fa usavano essere valori fondanti, ma che oggi di fatto non sono più fondati su niente tanto è vero che, nella pratica, nessuno più li segue se non, chi lo fa, in una sua versione molto personalmente reinterpretata - a parte, ovviamente, chi si attiene ad un rispetto superficiale solo per paura di eventuali conseguenze negative e fintanto che di queste c'è un effettivo pericolo.
La caratteristica dell'età attuale è invece secondo me proprio il fatto che, venuto meno un senso comune di valori e appartenenza ad un corpo culturale/sociale, venuta meno la reale possibilità/necessità di riconoscersi in esso e nelle sue ipostatizzazioni, ma avendo al contempo davanti a sé un panorama quantomai vasto delle diverse possibili forme che queste visioni del mondo, valori, concezioni ecc
hanno preso nei diversi periodi e culture, nel momento in cui una autentica Cultura della società viene a mancare, arriva il momento dell'individuo.
Oggi l'individuo si trova solo davanti alle questioni fondamentali e se deve darsi una risposta è solo per una sua genuina sete di verità, perché la società non glielo richiede più; ovvero è finito quel vincolo reciproco per cui egli nel sentirsi/essere accolto come parte della società ne veniva sostenuto e la sosteneva sia materialmente sia nella visione del mondo e nell'orizzonte dei valori.
Oggi la società non è più sociale: c'è da un lato un immenso meccanismo tecnico-economico che sembra andare avanti da sé per sue leggi e dall'altra gli individui tenuti insieme durante l'orario di lavoro dalle leggi del meccanismo e lasciati a sé stessi durante il resto del tempo. Questo, intendo, dal punto di vista dei valori e della visione del mondo e del divino.
Il meccanismo che li tiene insieme, del resto, non ha bisogno di verità, ma solo di efficacia e di efficienza, gli individui umani invece sì: gli serve, consciamente o meno, per affrontare la loro insoddisfazione e paura fondamentale.
Allora oggi forse è l'epoca in cui gli individui, orfani di una verità socialmente ipostatizzata, ma anche liberi da essa, possono finalmente, ognuno a modo suo e mettendo insieme i cocci delle varie culture del mondo, indagare una Verità, ma stavolta per il proprio diretto interesse di trovarla e poterla da sé riconoscere come vera secondo il proprio metro della propria diretta esperienza che, per chi è sincero, chiaro e onesto con sé stesso, è l'unico davvero valido.
Dunque il tipo di senso del divino dell'età presente non esiste, ma forse ci sono le precondizioni perché, a livello individuale, ci sia la lunga, difficile e incerta ricerca dell'Essenziale.